martedì 29 settembre 2009

Il primo contatto con la lavagna interattiva: ancora il nome proprio

Quando monto per la prima volta la Wiimote Whiteboard ai bambini non dico nulla.
E' intervallo: loro non si accorgono neppure di che cosa sto facendo.
Qualche minuto... Qualche intoppo, presto superato. Forte dell'esperienza dell'anno passato al CTP, sono in grado di montare o smontare il kit in meno di cinque minuti.
Certo, penso, sarebbero molto meglio proiettore e Wiimote fissi al soffitto, come so che fanno in Emilia parecchie scuole, ma se dovessi aspettare l'intervento di manutenzione del Comune, addio momento "topico" per insegnare a leggere le prime parole...
Meglio un kit mobile che l'attesa.
Quando li faccio sedere e mostro loro il funzionamento dell'aggeggio lavagna scrivendoci a mano qualche parola, non sembrano troppo meravigliati. Qualcuno dice "una lavagna magica!".
Mi affretto a dire che non è una questione di magia, ma di funzionamento tecnico di cose che non si vedono a occhio nudo. Come riesco, spiego in termini più o meno accessibili che la penna che tengo in mano manda dei lampi "infrarossi" che vengono catturati dal Wiimote. Qualcuno "riconosce" il Wiimote e sa che serve per giocare...
Concludo dicendo che tutto quanto il sistema è controllato dal computer e che la lavagna non è altro che un grosso schermo di computer su cui si può disegnare, scrivere o fare le stesse cose che si fanno solitamente sui computer.
Qualche esempio...


Naturalmente mi chiedono di "provare", ma contrariamente alle aspettative, non mi chiedono di disegnare, ma di scrivere.
Se avessi distribuito dei foglioni di carta mi avrebbero sicuramente chiesto di poter disegnare... non di scrivere.
Forse la lavagna è percepita come luogo di comunicazione pubblico e non come un luogo riservato prima di tutto a sè stessi.
Decidiamo allora di scrivere ciò che sappiamo già scrivere.
Ci impieghiamo molto più di un'ora e non riusciamo neppure a finire il giro di tutti perché la campanella sta per suonare.
Dovremo rimandare ad altro momento.
Ma è chiaro che tutti, nessuno escluso, dovranno aver provato.

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