mercoledì 29 dicembre 2010

Ancora i testi liberi

Da un po' di tempo i bambini della mia seconda dimostrano un interesse spontaneo per la stesura dei testi liberi, soprattutto per l'invenzione di storie fantastiche.
Senza che sia io a chiederlo, mi consegnano spesso fogli volanti scritti in stampatello maiuscolo (ma qualcuno anche in corsivo).
Si tratta di storie per lo più inventate, scritte in momenti liberi, non organizzati come l'intervallo e i momenti in cui si attende che i compagni abbiano finito un'esercitazione o una verifica.

L'attenzione per l'ortografia non è proprio al massimo, ma si nota un certo sforzo di costruire una trama avvincente e originale, che catturi il potenziale lettore.
Qualcuno dei più produttivi ha iniziato spontaneamente. Poi ho avuto la buona idea di leggere qualche testo a tutta la classe. In alcuni casi, con le storie illustrate tipo fumetto, di proiettarli sulla lavagna. Da allora si è diffusa questa preziosa abitudine. Scrivere al di fuori dell'attività programmata di lingua, per il piacere di farlo.
I bambini sembrano molto colpiti dal fatto che le storie mi interessano realmente, dato che raccolgo tutto ciò che producono: testi e disegni, anche ciò che potrebbe finire nel cestino, e che poi leggo tutto, velocemente e in silenzio, in presenza dell'autore, chiedendo spesso spiegazioni.

Non tutti, naturalmente, scrivono con la stessa frequenza e con la stessa abbondanza, ma si può dire che tutti, in un modo o nell'altro, siano interessati a questo modo informale di esprimersi e comunicare.
Ho pensato allora di dare spazio a questo interesse recuperando una dimensione collettiva di riflessione sulla scrittura, sia per quanto riguarda l'ortografia, sia per quanto riguarda lo stile.
La lavagna digitale ancora una volta si è dimostrata uno strumento prezioso.
In alcuni casi l'autore del testo detta ad un compagno seduto al computer collegato alla WWLim il proprio testo, inventato sul momento. In altri casi sono io a dettare a tutta la classe il testo del manoscritto originale che tengo in mano. In altri casi ancora, partendo dal manoscritto, invito tutti ad inserire chiarimenti e aggiunte e a proporre espansioni del testo o piccole modifiche che non ne snaturino il senso.
Sempre, comunque, l'alunno seduto al computer scrive sulla lavagna ed i compagni scrivono sul proprio quaderno di lingua, avendo così l'occasione di confrontare via via la correttezza dell'ortografia.

Io invece sto sempre di fianco alla lavagna per aiutare chi scrive al pc e approfitto per dare qualche spiegazione sulle pratiche tipografiche della scrittura elettronica: l'a capo automatico, la formattazione, gli spazi vuoti, la posizione della punteggiatura, l'uso dei tasti Canc e Backspace, delle freccette...
L'uso della lavagna ha anche il vantaggio di poter coinvolgere i bambini che hanno ancora qualche difficoltà nella lettura. Il dettato si può interrompere e qualche domanda con l'uso del faretto può darmi modo di verificare il livello di competenza raggiunto.
In ogni caso l'occasione è buona per condividere il senso di ciò che si va scrivendo, per fare patrimonio lessicale comune di alcune parole non ancora conosciute da tutti e talvolta l'apertura della ricerca immagini di Google può chiarire molto meglio delle parole.

Non so se questa pratica si possa definire stesura di un testo collettivo, ma mi sembra che renda molto sul piano dello sviluppo delle competenze di tutti quanti. Soprattutto vale il fatto che il problema delle difficoltà ortografiche viene affrontato in un contesto vivo, espressione autentica dei pensieri dei bambini.
In questo modo abbiamo scritto quattro storie che hanno poi costuituito un libretto distribuito ai genitori in occasione della festa per Natale.
Storie naturalmente arricchite con disegni ad hoc, fatti a mano, poi scannerizzati e colorati al computer in laboratorio.

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