venerdì 22 luglio 2011

Corsi LIM

Mi accorgo solo adesso, a più di un mese dai saluti vacanzieri ai bambini, che non scrivo più su questo blog da Natale.
A dir la verità di appunti e resoconti ne avrei avuti non pochi: dall'uso (quasi) sistematico di Google Docs da parte dei bambini con un account unico, che ha reso più facile, razionale ed efficace il lavoro di raccolta e correzione delle loro produzioni, alla graduale sostituzione degli ambienti Windows per la LIM con equivalenti, e spesso migliori, ambienti free e open, Ubuntu e Sankoré soprattutto.
Ma il fatto di essere contemporaneamente impegnato, come tutor, in tre corsi ministeriali del Piano LIM, mi ha letteralmente rubato il poco tempo libero a disposizione. Sono a malapena riuscito a raccogliere alla meno peggio alcuni materiali su un sito di lavoro della classe, anche questo su Google Sites.

In aula, comunque, anche quest'anno il mio lavoro si è servito quotidianamente della LIM nella sua versione artigianale WW (Wiimote Whiteboard). Tra l'altro un carrellino porta TV, donato dai genitori, ha completato il kit rendendo ancora più veloce e semplice l'allestimento quotidiano.
Inevitabile, a questo punto, qualche riflessione consuntiva basata sul confronto tra l'esperienza diretta, come insegnante, e i problemi rilevati dai colleghi che ho incontrato nei corsi del Piano nazionale.
In linea generale direi che esiste una gran difficoltà da parte degli insegnanti a pensare alla LIM come ad uno strumento quotidiano, amichevole e facilitante... Nella gran parte dei casi i maestri che ho incontrato erano colleghi seri, preparati e con un certo bagaglio di know how didattico. Eppure le perplessità, le incertezze, e a volte le resistenze più o meno dichiarate non hanno aspettato a venir fuori.
Ciò è apparso, almeno a me, dovuto molto più a cause oggettive che non a supposti atteggiamenti di “resistenza culturale al digitale”.
Probabilmente anche l'organizzazione stessa dei corsi con l'inevitabile carico burocratico fiscale (sostanzialmente i problemi sul tracciamento delle attività online) ha avuto la propria responsabilità, ma i problemi più grossi sono sembrati quelli sul piano logistico – organizzativo.
Basti pensare che, dato generale in tutto il Piemonte, le poche lavagne arrivate nelle scuole (quasi sempre solo una per Istituto) in tre casi su quattro sono state sistemate in spazi comuni, anziché in aula. Chiaro che se un insegnante non può disporre quotidianamente di uno strumento, non può arrivare a pensarlo come un mezzo amichevole e facilitante...
Non pochi poi i casi di malfunzionamento dei kit installati. Alle volte proprio la lavagna, qualcuna arrivata addirittura ammaccata, qualche volta il proiettore (non proprio il massimo i “Wide” forniti dalle varie gare di appalto), più spesso la configurazione dei vari software compresi nel Kit (un incubo per molti colleghi quel Deep Freeze per il ripristino istantaneo del sistema, visto che nessuno aveva spiegato loro che quando lo si usa bisogna stoppare gli aggiornamenti automatici d Windows).
Inoltre la babele dei cosiddetti
software autore.
Questi sono sostanzialmente software di presentazione del tipo
Power Point, progettati apposta per le lavagne. Sono cosa distinta dai driver di gestione del dispositivo lavagna anche se le ditte produttrici in molti casi li distribuiscono abbinati.
Ciascuna marca commerciale di LIM ha il proprio. Tecnicamente, dato che stanno su un computer, tutti i software autore “girano” con tutte le lavagne (non sono infatti i
driver di gestione), ma da un punto di vista legale solo la scuola proprietaria della singola lavagna ha la licenza di utilizzo di quel particolare software...
Ciascun
software autore salva i file in un formato proprio che è poco o per niente compatibile con quelli dei prodotti concorrenti. Alle volte i file salvati da una certa versione sono addirittura incompatibili con le versioni precedenti dello stesso software.
Insomma, per un insegnante che dispone di una certa lavagna è impossibile utilizzare i
file di un collega che usa invece una lavagna di marca differente.
Lavagne non sempre funzionanti, non sempre disponibili, complesse procedure di attivazione dei
software con codici che non si sa bene chi debba distribuire... In questo intrico tecnologico le risorse di tempo per dedicarsi attivamente ai contenuti dei percorsi didattici possibili si riducono drasticamente.
Ce ne sarebbe abbastanza per abbandonare del tutto i vari
software autore e passare ad equivalenti prodotti free (ne esistono e anche di buona qualità).
Invece questo non succede. Nel pensare comune dei colleghi imparare a usare la lavagna equivale ad imparare a usare il
software autore relativo ad una certa marca commerciale. Nell'ambito dei miei corsi queste almeno sono state le richieste esplicite dei corsisti.
Esiste dunque una chiara sopravvalutazione dei sistemi autore. Questi, in fondo non rispondono ad una logica di servizio per la scuola, ma ad una logica di concorrenza commerciale. C'è da domandarsi se tutto questo nasca dalla testa degli insegnanti, dal come i corsi sono organizzati, dal comportamento dei tutor come me...
Il problema rimane aperto.
Certo è che, su tale questione, una parola chiarificatrice da parte del Ministero o dell'ANSAS (l'agenzia nazionale che organizza i corsi) sarebbe la benvenuta.