Uno degli allievi "diretti" di C. Freinet, Paul Le Bohec, nella sua proposta di metodo naturale sostiene che, in una certa forma, l'imparare a scrivere viene prima dell'imparare a leggere. Non è tanto vero che se si impara a leggere si impara anche a scrivere; è piuttosto vero l'inverso: se si diventa capaci di esprimere i propri pensieri si diviene anche capaci di interpretare quelli di altri.
Tanto è vero che all'espressione "lettoscrittura" l'autore sembra preferire l'espressione "scrittolettura".
Sono portato, dalla mia (modesta) esperienza diretta, a dargli piena ragione, almeno per quanto riguarda i primi anni di scuola.
Ma l'idea di "metodo naturale" non deve trarre in inganno. Come lo stesso Le Bohec afferma, l'imparare a scrivere non è un processo semplice e spontaneo.
A scuola occorre un'attività frequente, quasi quotidiana, per arrivare a saper ordinare i propri pensieri e, al di là delle difficoltà ortografiche, saperli depositare ordinatamente sul foglio.
E' questo il motivo per cui, con i miei bambini di prima, vorrei poter dedicare più tempo alla scrittura dei testi liberi.
Tuttavia sono anche convinto che lo scrivere un testo, senza leggerlo ai compagni che lo commentino, senza una condivisione del senso di segni, parole, frasi ed espressioni rischi di rimanere un pedante esercizio "scolastico"...
Nella nostra classe la scrittura a mano, in stampatello maiuscolo o in corsivo, secondo le preferenze individuali, su semplici fogli bianchi, senza badare troppo all'ordine, è un'attività piuttosto veloce e sempre molto gradita.
Segue spesso una fase sui computer del laboratorio, con i bambini a disposti a coppie, in cui i testi individuali vengono trascritti, con un bambino che legge e detta e l'altro che scrive (e con frequente inversione dei ruoli). E' l'occasione per un primo chiarimento, per un aiuto ortografico, per aggiungere o modificare elementi, per un abbellimento dell'aspetto grafico, per sperimentare i cambi di caratteri...Successivamente raccolgo i testi e li porto in aula per proiettarli sulla lavagna.
L'autore siede di fronte al computer collegato. O va alla lavagna per usare la tastiera a schermo. Con l'indispensabile partecipazione attiva dei compagni si procede così alla "correzione", o meglio al miglioramento, del testo. Si discute sia del significato di ciò che l'autore intendeva esprimere - è l'autore naturalmente ad avere l'ultima parola -, sia della comprensibilità, sia dell'ortografia...
Un'attività lunga e faticosa, ma sono convinto che ne valga la pena.